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photo di Miranda Lehman |
In un castello di cristallo ho
messo piede,
la luce che conservo mi
riflette.
Posso parlare solo e sentirmi
rispondere
con parole che sembrerebbero
mie,
ma non hanno la mia voce,
non parlano la mia lingua.
Posso restare fermo e sentirmi
sbalzato
fra cento anni di spostamenti.
Allora mi muovo lentamente
per osservare.
Ogni cosa si tiene stretta al
suo alone,
plasmando la forma,
irrigidendo il busto,
creando movimento, dentro.
Io sono il tuo perineo.
Colpo dopo colpo
saltello le tue vertebre.
In tali circostanze si finisce
per innamorarsi di se stessi.
Così da smettere
d’ignorarsi, ignorando tutto il
resto.
Sentirsi stratificati
su ciò che non appartiene.
Mi doni il tuo orgasmo?
Vorrei sciacquarmi il viso.
Sono soltanto attimi
quelli che si cedono calmi
alla burrascosa casualità dei
corpi
che si scoprono artefatti.
-“Amore mio, la luce che
magnifica il tuo corpo stasera ti rende candida come non mai”
-“Ragazzo mio, se mi hai pagato
per osannare la luce hai speso male i tuoi soldi”
Sento freddo.
Sotto il volto scuro sento
freddo.
Tutto il cristallo è liquame
condensato.
Non mi hai mai detto niente.
Ti sei mai chiesta cosa hai
avuto di me?
Per tutto il tempo che è
passato,
non una parola,
per tutto quello che è stato.
A soffiare sulla brace ci si
stanca
se nessun legno si lascia
infuocare.
Il tuo ventre è la luna che
splenderebbe stasera.
Ma piove.
Peccato.
Vestito a gran festa, davanti
allo specchio,
sistemo il mio fiocco:
sputo all’ immagine riflessa,
gli chiudo un occhio!
Adesso, tutto quello che ho
visto
è lecito che non sia mai
accaduto.
Attraverso il salone a passi
decisi.
Spalanco le porte.
Gli angeli alle pareti
hanno l’ordine di non voltarsi.
Rimangono immobili,
bevono sangria nel parco
fingendo di corteggiarsi.
Ridono il sarcasmo
della vita in movimento.
Ridono per ogni piega
Ridono per ogni passo
che curva la mia schiena
Se tu vai via io preferisco
restare.
Aspetto il suo ritorno. Non ha
promesso nulla,
ma aspetto che ritorni.
C’è un fiume prenotato,
presso a poco ora.
Insieme scenderemo
lenti
per osservare.
Lei fermerà il tempo,
io l’ideale.
Incastreremo le carni
nella morsa rumorosa.
Lei fermerà la luce
io la sporcherò d’inchiostro.
Se vorrà baciarmi glielo
concederò.
Se nuderà i suoi seni
aprirò le mani.
Guarderò i suoi fianchi
sbocciare in gran segreto.
Il tepore del suo sesso
mi custodirà. Starò stretto
alle sue cosce
bianche
fra il silenzio.
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photo di Miranda Lehman |
Inverno 2007
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