mercoledì 9 gennaio 2013

Plasma #1


(estratto da scritto abbandonato)

Lentamente mi annullo
tra le ultime tracce della giornata,
davanti al conforto
di un 42 pollici al plasma.
Nella mia vita nessun evento
ha mai avuto tinte più vive di queste,
eppure anche io
la (mia personalissima) lotteria dei desideri
la nutro al seno di un decoder.
E la pubblicità più infruttuosa
di tutto il palinsesto
vale in casa più di me.
Io al massimo
potrei essere il buio tra i fotogrammi,
22 apparizioni in 1 secondo
utili a mostrare tutto il resto.

Mia moglie elenca a voce alta
le faccende da svolgere,
reclamando
una mancanza di tempo
che non le lascia scampo.
Poi ogni dieci minuti zompa
davanti ai miei occhi,
mostrando vestiti nuovi
da centro commerciale.
Chiede pareri,
rievoca discussioni.
Quanto le si vedono i seni?
E la pancia?
Lo vedi questo come valorizza il volto?

Lo chiede a me
per informarmi
che li ha acquistati,
che li ha indossati
davanti a sconosciuti,
e chiesto pareri anche a loro.
Adesso che li ho visti
può dimenticarli
in fondo all’armadio.
Con i pochi euro con cui li paga
riscatta la voglia
di essere un’ altra donna.
Lascia per poco tempo
nei suoi abiti beige
caduti fianco ai talloni
la stanchezza di donna annoiata,
moglie frustrata,
casalinga nervosa.
Vive dentro le stoffe pastello
le effimere argomentazioni
di una donna
che non ha il coraggio di essere.
Applica ai dieci minuti
di passerella casalinga
la libertà che ha sempre cercato,
fantasma di un corpo
nato già morto.
Liu Jo, Zara, H&M, Mango, Promod, Motivi,
brand/proiezioni
di una personalità indotta.
E mentre rimette addosso
la sua confortante canotta beige
tornano a gran voce
lo sporco del bagno
e i piatti da lavare.
E la mancanza di tempo
che ha barattato con un miraggio,
sogno commerciale nato in lei
tra le riviste patinate,
scandite dall’indice leccato
di pagina in pagina.
Donna moderna schiava
di un tiranno
che consuma il suo potere
su un divano
da 3 differenti telecomandi.


Cos’è questa puzza?
E' agre, non lo capisco.
Che cos’è questa puzza?
Sembrano cose caramellate.
È la fogna!
Scarti umani al caramello.
E queste cicale. Incessanti.
A ritmo forsennato
fino a sfinire.
Quando ero piccolo
era impossibile sentire le cicale
senza il vento caldo
che ti ingrossava il respiro.
Cicale, fiato grosso e sudore.
Ora sembrano uno di quei dischi new age
con i rumori della natura, sottofondo
a un fresco Daikin condizionato.
Non ci rimango più
a casa in agosto.
L’anno prossimo me ne vado
a Tenerife
Villaggio Valtur
servito e confortato.
Ieri sera
su Malattie Imbarazzanti
c’era un uomo,
in vacanza aveva contratto
una sconosciuta infezione
al pene, che si portava dentro
ormai da anni.
Malediceva il viaggio
in quel paese… come si chiama?
…esotico. Non me lo ricordo.
In un Villaggio Valtur
non c’è rischio.
Condizioni igieniche a norma europea,
conforts assicurati per sentirti a casa,
gente socievole
che vuole la tua compagnia.
Come andare a farsi
una pizza tra amici
con cadenza settimanale.
Non facciamo
l’uscita pizza a coppia
del venerdì coi colleghi
da molto tempo.
Mi ero stufato
di sentire gli scazzi a lavoro.
Sono sempre gli stessi,
i loro
come i miei.
Cose da ingrati.
Con la disoccupazione che c’è
lamentarsi del lavoro.
Che poi da noi il lavoro c’è,
ma è sui ponteggi.
Sui ponteggi
senza le protezioni.
Senza le protezioni
assieme ai negri,
rumeni,
portoricani.
E assieme a loro
anche noi,
come se non fossimo
cristiani: itacani.
Ne hai mai
sentito parlare?
Riportiamo di corsa il bastone
per avere il misero croccantino.
E sorridiamo.
Sorridiamo già 2 giorni prima.
Per una goccia in meno
nel mare dei debiti:
per la casa,
lavastoviglie,
tv al plasma,
Bimbi multirobot da cucina,
automobile,
decespugliatore.

Rigenerati,
pescati dalla melma della miseria,
per il mese a venire.

Se ce l’avessi io
una malattia imbarazzante,
o uno di quegli oggetti rari
che scopri in cantina
da vendere al rigattiere pelato di Real Time,
svolterei un po’ di moneta.

Io non ce l’ho una cantina
e anche la salute,
alleata dei debiti,
mi assiste, Cristodio!



sabato 11 febbraio 2012

La rivoluzione personale di Giannello Vecchiardi, giovane militante sociale

Personaggi:
g: giovane
v: vecchio


In una casa in pieno centro cittadino un vecchio e suo nipote discutono.

g- Noi giovani, poveri noi giovani, non abbiamo possibilità, noi giovani non abbiamo da fare.

v- Noi vecchi, noi poveri vecchi non abbiamo più tempo, noi poveri... con le bocce ci annoiamo.

g- Noi giovani nun c'avemo er lavoro... non ce ne sta.

v- Nun ce ne sta.

g- Dicono che simo senza voglia, nullafacenti, ma se nun c'è nulla da fare, che potemo fare...?

v- Potete badà a noi, a noi della terza età.

g- E ci dividiamo la pensione!

v- No la pensione, no! Noi della terza età ce la simo sudata, ce la simo lavorata per tutta la prima e la seconda età. Prova a lavorarti tu e a sudartela tu una pensione tua.

g- E che si deve fà?

v- Devi lavorare. Una vita di lavoro ci vuole.

g- Ma nun ce ne stà!

v- E nun ce ne stà...

g- C'è in giro tanti vecchi che ancora lavorano, infami, e noi no, noi, i giovani.

v- Perchè noi de la terza età simo vigorosi, c'abbiamo la volontà, c'abbiamo.

g- Avete la pensione e pure il lavoro, voi vecchiacci schifosi, e non lo lasciate a noi giovani.

v- Voi non sapete lavorare, noi della terza età simo capaci, vigorosi, esperienti.

g- Alla posta c'è ancora gente vecchiaccia che lavora, in officina ancora gente vecchiaccia che lavora, nei campi pure. C' avete le manie di protagonismo, c'avete, voi vecchiacci schifosi, non ci lasciate il lavoro. Io che vorrei fare il ministro, il presidente... tutti lavori che fate voi vecchiacci, e non lo sapete mica i bisogni che c'avemo noi giovani, perchè siete vecchi, vecchiacci schifosi.

v- Noi della terza età simo al potere perchè simo più forti de voi giovinastri.

g- Più forti?! Vuoi fare a pugni...?? Eh vuoi fare a pugni, vecchio 'nfame...?? (gli da forti scappellotti)

v- Voi ragazzetti dovete dimostrare di essere più in gamba di noi, così potete trovare il lavoro, potete sostituirci, dovete fare la lotta di classe, dovete fare le manifestazioni come a noi nella nostra giovinezza.

g- Voi vecchiacci mi fate schifo, anche voi ci fregate il lavoro. Voi avete tutti i lavori belli, io che vorrei essere un ministro, un presidente, un lavoratore importante... non posso farlo perchè sti lavori li fate solo voi, vecchiacci schifosi, egocentrici, egoisti, pensate solo a voi. Ma verrà la rivoluzione, si ribalteranno la cose.

v- Ma chi voi ribalterete le cose? Voi ingenui ragazzetti...

g- Vedrai! Se non verrà la rivoluzione e vi spazzerà a tutti via, a te per primo!

v- A me! Noi della terza età c'avemo il potere, siamo i capitani della società, siamo essenziali, vigorosi... 
(con fretta isterica, all'improvviso) Portame al bagno, de corsa ce devo andà, de corsa! Spingi, spingi sta carrozzina... è l'incontinenza che chiama, ragazzo. Via!  Al bagno!

g- (Spingendo di corsa la carrozzina) Schifosi! Questo è il potere che avete, il potere di comandare. Ve lo farò vedere io. Farò la mia rivoluzione. Attuerò la mia rivoluzione! Io contro i vecchi e vincerò. Vincerò!

v- Portame al bagno, ce devo andà de corsa, più de corsa!
 

Il giovane, dopo giorni passati a riflettere sulla sua rivoluzione, mette un cartello sulla spalliera della carrozzina e la spinge, col nonno sopra, fino al ciglio di una strada molto frequentata. 
Nel cartello c'è scritto:

"ATTO DI RIVOLTA CONTRO I VECCHIACCI SCHIFOSI! 
IL MONDO E' DEI VECCHI E NESSUNO SI RIBELLA, IL LAVORO E' DEI VECCHIACCI E NESSUNO SI RIBELLA. 
NOI, I GIOVANI, SIAMO STUFI. VOGLIAMO I NOSTRI DIRITTI, IL NOSTRO LAVORO. IO PER ESEMPIO VORREI FARE IL PRESIDENTE."