(Like a whore with a misconceived
catholic education)
Mi batte il cuore forte.
Perché?
Sbattermi ossessivamente e
poi questa carezza
rude. È una mano spinosa,
mordace, una mano per bestie da lavoro.
È lavoro anche il mio.
Pesano i danni del corpo,
il sangue raggrumato tra le
labbra e la seta,
i pensieri del giorno dopo,
le preghiere dell’attimo prima.
Crederci, forestiero,
credimi, non paga.
La mia vagina putrida,
su cui tu snello
aggrappato ti nutri,
è la mia mula per i campi.
Schiuma sui muscoli
pettorali,
sulle cosce arse, rade,
insetti sulle froge
sporche.
Dalle labbra luccichi,
dal mento al petto caldo
ti contamini.
Il mio Cristo sei,
poverino,
e la tua spada
e la tua croce
dentro pregano che basti
perché mi possa far male
e capire.
Corteo del disagio,
di fragole e vino.
Poverino, il mio Cristo
mi guarda da giù.
Gli sorrido per pietà.
È un Cristo senza lena,
di miseria incolta.
Bisogna essere feroce puttana
per dubitare di una mano
che ti sfiora.
Non è fiducia.
È il dolore.
Mi schizza i lombi per il
bene
unico che possiamo,
ultimo che ci avvicina.
Il bene fetido che ci
accumuna.
Bisogna proprio essere una
gran troia
per capire quanto è piccolo
il bene.
Questo è difficile tradire!
Anche quella è una menzogna
per cui tocca scavare.
Sottraiti anche tu - bellino
-
il mio Cristo lumaca,
poveretto,
guardatelo. Tira via le
corna e sbava.
Portati qua Cristo mio.
Pagherai.
Fai sentire ancora sulla
lingua
il peso della tua terra
straniera.
Coltiverò tra i seni quella
fragola
prepuzio sfondato. E
pagherai.
Per il tronco carne tra i seni
bui.
Sbatti forte sui cerchi
arrondellati
fragola virulenta. Il tuo
tonfo schiacciolìccio
sul mortaio è il mio onore.
I tuoi sandali sporchi me
li puoi ficcare più in fondo.
Berrai i grumi dalla mia
vagina,
come ingozzandoti di un
aborto.
Sacro sarai. Mi bacerai e lo sarò anch’ io.
Pagherai e starò ancora a
guardare.
E sentirò il tuo peso, e
altri ancora.
E se vorrai tornare,
sopporterò il tuo peso.
Io sono la Verginella. Lo ha detto lui.
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